Spotify Ad Studio: rivoluzione del fare branding
Pubblicato il 23.09.2021 in  Digital Marketing Scritto da Giorgia
Spotify è la prima piattaforma mondiale di musica streaming: ad oggi, infatti, conta circa 356 milioni di utenti attivi, dei quali soltanto 158 milioni hanno un account premium, con una media di ascolto pari a 2,5 ore al giorno. Ecco perché l’introduzione di Ad Studio, che consente di creare e gestire gli annunci pubblicitari, è così importante. Considerando poi che Spotify è una delle piattaforme di punta quando si tratta di emotional branding (quella particolare tecnica di marketing che punta a far empatizzare gli utenti per la creazione di una community fidelizzata), l’introduzione di un sistema di gestione e coordinamento della pubblicità è un’occasione che le aziende non dovrebbero in alcun modo lasciarsi sfuggire.
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Argomenti dell’articolo:
- Cos’è Spotify Ad Studio e come si usa?
- Come si fa pubblicità su Spotify?
- Perché l’emotional branding non va sottovalutato
Cos’è Spotify Ad Studio e come si usa?
Spotify Ad Studio è il nuovo gestore di campagne pubblicitarie progettato dall’azienda svedese e offre degli strumenti di organizzazione e creazione annunci di estrema rilevanza. Una delle difficoltà della sponsorizzazione audio, infatti, è legata proprio alla produzione dei contenuti, non solo a livello di ideazione ma anche di realizzazione; Spotify Ad Studio, per ovviare a questa problematica, mette a disposizione nel budget standard:
- uno speaker professionista selezionabile da una lista sempre aggiornata nella quale si possono filtrare la tipologia e il tono di voce (per esempio: maschile, femminile, giovane, matura, profonda, brillante, eccetera);
- una colonna sonora di sottofondo;
- la traduzione dei testi in diverse lingue;
- la personalizzazione della CTA e dell’url di atterraggio;
- una tagline promozionale legata alla sponsorizzazione (quindi una sorta di payoff personale).
Oltre a queste caratteristiche “standard”, Spotify Ad Studio è interessante soprattutto per la grande personalizzazione delle campagne pubblicitarie (molto simile a quella fornita dal Business Manager di Facebook e Instagram), in particolare per la possibilità di interrompere la campagna in qualsiasi momento e pagare solo l’importo speso. Oltre a questo, si può decidere:
- di pubblicizzarsi anche all’estero (nei paesi europei o extraeuropei) annullando il filtro di geolocalizzazione;
- di selezionare la piattaforma dove mostrare gli annunci (iOS, Android, Desktop o tutti);
- di fare il forecast delle campagne e ottenere tutti i report in tempo reale relativi agli annunci, così da elaborare strategie di marketing sempre più precise.
La targetizzazione personalizzabile
La scelta del pubblico è davvero ampia e comprende il filtro demografico, quindi è possibile sfoltire il pubblico in base a località, età, genere, attività, eccetera.
Nello specifico, si può creare un target filtrando gli interessi (i quali sono globali, quindi esulano dalla sola passione musicale ed abbracciano varie categorie) e sfruttando dati di prima e terza parte degli utenti, andando a intercettare quel pubblico che, almeno una volta, ha ascoltato un certo brano o una certa playlist. In alternativa, si può creare un target sulla base del real time, andando a contattare quegli utenti che in quel preciso momento stanno ascoltando un determinato brano o una determinata playlist.
Si può agire, quindi, in maniera trasversale o in modo mirato, ottenendo risultati diversi: da un lato una copertura più ampia, dall’altro una qualità di pubblico più specifica.
In ogni caso, in fase di progettazione della campagna Spotify Ad Studio suggerisce, similmente al Business Manager di Facebook e Instagram, un’ipotesi di reach (la possibile copertura dell’annuncio, quindi quanti utenti andrà ad intercettare) e di frequenza dell’annuncio. Interessante e competitivo, poi, è il valore di CPM (costo per mille impressioni) di €0,0057.
L’importanza dello storytelling creativo
Senza uno storytelling accattivante, l’annuncio pubblicitario ha poche possibilità di sortire dei buoni effetti, soprattutto su una piattaforma come Spotify dove gli utenti cercano la concentrazione o il relax e non apprezzano, quindi, le interferenze di sponsorizzazione. Escogitare delle trovate stuzzicanti per “disturbare” il proprio pubblico è un’ottima strategia per attirare l’attenzione senza risultare fastidiosi ed è una delle basi per instaurare l’emotional branding, un legame solido ed emotivo tra l’azienda e l’utente. È utile, allora, formulare con cura i contenuti degli annunci senza dimenticare mai l’importanza dell’audio, quantomai sostanziale nel contesto di Spotify.
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Come si fa pubblicità su Spotify?
Per pubblicizzare i propri annunci sulla piattaforma si possono selezionare diversi formati sulla base delle esigenze di brand, della disponibilità di budget e della linea di pensiero dell’azienda stessa:
- Annunci audio: sono quelli più utilizzati, vengono inseriti tra una riproduzione e l’altra e spesso rimandano ad un link cliccabile. Sono un poco invasivi (anche se molto efficaci) e per questo richiedono uno storytelling brillante.
- Video Takeover: si tratta di annunci che compaiono all’interno del catalogo solo e soltanto quando lo schermo è in primo piano, quindi, indicativamente, quando gli utenti stanno cercando i brani o sfogliando le novità; queste inserzioni includono bottoni CTA del tutto personalizzabili.
- Overlay: sono gli annunci che compaiono come per magia quando l’utente torna sull’applicazione dopo averla lasciata in standby; per questo, risultano essere di grande effetto.
- Leaderboard: si tratta di inserzioni video che prendono il sopravvento sull’intera applicazione fino a un massimo di 30 secondi; in questo lasso di tempo non skippabile, l’attenzione sarà tutta concentrata su questi annunci; come per il video takeover, questo formato agisce solo quando Spotify è in primo piano.
- Homepage Takeover: questi annunci restano visibili nella homepage di Spotify per 24 ore; sono particolari perché supportano contenuti multimediali e interattivi, quindi risultano essere molto efficaci accostati a storytelling creativi.
- Sponsored Playlist: si tratta di annunci fondamentali per perseguire l’obiettivo dell’emotional branding o del brand awareness; queste inserzioni, infatti, permettono di creare delle playlist brandizzate legate ad argomenti di attualità e di sensibilità sociale. Usufruendo, inoltre, del coinvolgimento degli sponsor, favoriscono la creazione di una community di ascoltatori fidelizzati.
- Sponsored Sessions: questi annunci compaiono solo quando Spotify è in primo piano e, andando ad occupare tutto lo schermo, impegnano tutta l’attenzione dell’ascoltatore a discapito delle pubblicità competitor. Gli utenti sono spronati ad ascoltare questi annunci fino alla fine perché, così facendo, ottengono una sessione di ascolto di 30 minuti senza interruzione alcuna; per questo motivo, i formati di sponsored sessions risultano essere molto validi.
Tips & Tricks per annunci efficaci su Spotify Ad Studio
Per ottenere dei gruppi di annunci validi ed efficienti, ci sono dei nice to have da tenere a mente nel momento in cui si progettano i contenuti. Eccone tre:
- Mai perdersi in un bicchier d’acqua: certo lo storytelling è fondamentale, ma è bene tenere a mente che deve sempre portare da qualche parte: curiamo al meglio, quindi, la CTA finale (e non dimentichiamola!);
- Spotify è una piattaforma di musica: può essere una considerazione scontata ma spesso, quando si è a caccia dell’idea originale, ci si dimentica che il contenuto dei nostri annunci arriverà direttamente nelle orecchie dei nostri utenti. Attenzione, quindi, al tono e al volume dell’inserzione e, se si riesce, è sempre divertente giocare con la presenza (o l’assenza!) della musica;
- Conosci il tuo pubblico: gli utenti non ascoltano di buon orecchio le inserzioni, figuriamoci quelle che non li riguarda nemmeno un pochino! È saggio profilare nel modo più preciso possibile il proprio pubblico, così da essere sicuri che chi ascolterà l’annuncio sarà solo chi è interessato all’annuncio.
Perché l’emotional branding non va sottovalutato
In una comunicazione marketing in cui il brand sta diventando sempre più umano, non è sufficiente basarsi sulla qualità o sull’efficacia dei meri servizi: gli utenti vogliono sentirsi coinvolti sul piano emotivo e avere a che fare con aziende che siano in grado di regalare delle esperienze indimenticabili. Un’azienda non può più essere e basta, deve sentire e far sentire, così da creare un pubblico fidelizzato che condivida i suoi stessi valori e le sue stesse ideologie. Per questo, l’emotional branding va considerato e sviluppato, soprattutto su piattaforme come Spotify, legate non all’esperienza della qualità ma alla qualità dell’esperienza. In questo, Spotify Ad Studio può essere un preziosissimo alleato che va approfondito e utilizzato.
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